Di Carlo Uliano - Oriente di Grosseto

La Volta del Tempio di Grosseto
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Quando mi è stato affidato il compito di dipingere la volta celeste, avevo appena mosso i miei primi tre passi iniziatici. Ero molto entusiasta di potermi esprimere nel pieno rispetto del silenzio iniziatico, al quale l'apprendista è tenuto.

Mi sentivo una specie di Giotto, che nell'opera “Il Giudizio Universale”, dipinto sulla volta della Cappella degli Scrovegni, famosa in tutto il mondo, raffigurò, la volta celeste.
Nell' affresco si vedono due arcangeli i quali srotolano il cielo, a mo' di una carta da parati, come se l'autore volesse far intendere all'osservatore che all'origine di quella splendida immensità , c'è una mano creatrice ed un limite finito, saldamente tenuto dalla stessa mano creatrice. Giotto con la pittura rivelò la sua visione geocentrica dell'Universo, alla stregua di Aristotele, che lo aveva preceduto di molti secoli.
La terra si riteneva che fosse posta al centro dell'universo e che ammirasse stando ferma, le orbite circolari che i pianeti le stelle ed corpi celesti descrivevano, con movimento costante, intorno ad essa. Il Firmamento, materia divina, era nel suo complesso concepito come una sorta di sfera immobile, quale la campana di vetro che racchiude il presepe napoletano, che aveva un principio ed una fine.

Pur privo della maestria di Giotto ho voluto dare da uomo del XXI la mia libera interpretazione del cielo stellato, che forse ha avuto origine dal big bang; dopo di allora continua ad espandersi e nella nostra mente si è persa la traccia di ogni limite finito di esso. Appunto questa sensazione di spazio infinito , come la ricerca del nostro perfezionamento, ho tentato di significare con il mio lavoro.

Il nero fa da sfondo ad una profondità illimitata, picchiettata di nubi interstellari che donano movimento all'occhio, unitamente alla “Stella Polare”, che dà il nome alla nostra R.'. L.'., ed è punto di riferimento per il navigante, ed alle costellazioni del Gran Carro, del Piccolo Carro e della cintura di Orione.

Nella mitologia romana, si racconta, che Giove, ospitato con Nettuno e Mercurio dal contadino Ireo, si dichiarò disponibile ad esaudire qualunque desiderio quest'ultimo avesse espresso. Così fu che i tre dei, avendo urinato sulla pelle di un toro sacrificato in loro onore, diedero vita al figlio desiderato, che prese il nome di Orione.

Dopo la sua morte, Orione fu da Giove trasportato in cielo laddove secondo il mito ha sede la Costellazione che prende il suo nome, che viene identificata da 3 stelle, Alnitak, Alnilam e Mintaka, che nelle notti invernali appaiono perfettamente allineate.
Tre sono gli dei ospitati da Ireo (Giove, Nettuno e Mercurio), tre sono le stelle che ci consentono di identificare Orione, 3 anni è la mia età massonica in Grado di Apprendista. Troppe coincidenze!

Grazie al mio dipinto ho capito che ho molto da studiare per comprendere il significato della mia età massonica: numero che non deriva solo da un conteggio logico- aritmetico, ma soprattutto da un modo di interpretare la realtà con il mezzo intuitivo delle buone emozioni, che mi pare insito nella natura umana.

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