HARMONIAE FRATERNITATIS

Ricognizioni sulla via iniziatica della Musica
“Vita erratica, carriera ed avventure del 'furibondo' violinista
Francesco Saverio Geminiani, primo italiano iniziato alla Massoneria”
(Lucca, 5 XII 1687- Dublino, 17 IX 1762)
“L'intenzione della musica non risiede unicamente nel compiacere l'orecchio, ma anche nell'esprimer sentimenti,
colpire l'immaginazione, influire sulla mente e comandare le passioni.”

Francesco Saverio Geminiani , dalla Prefazione a L'Arte di suonare il Violino

Nato a Lucca alla fine del 1687 (il giorno preciso ci è ignoto, se ne conosce la data di battesimo il 5 dicembre) dal padre Giuliano che era maestro della Cappella Palatina della città natale, fu avviato agli studi musicali. Il suo precoce e spiccato talento venne fuori negli anni 1704-1706 a Roma dove affinò lo studio con il violinista Arcangelo Corelli, che ricordò sempre come suo maestro formatore e al quale dedicò la trascrizione dei 12 concerti dell'opera 5 per celebrarne la scuola di maestria violinistica. E' vero che il corellismo fu un vero e proprio fenomeno: poter vantare tale genealogia artistica per un violinista significava all'epoca accreditarsi come valente solista. Il debutto concertistico avvenne sulle scene napoletane nel 1705 presso il Collegio dei Nobili, e nella stessa capitale ritornò dopo 4 anni nel ruolo di primo violino e capo orchestra del Teatro d'Opera. La sua formazione fu poi fortemente influenzata dagli studi di “contrappunto” e “fuga” (1) compiuti con Alessandro Scarlatti, altro illustre caposcuola della tradizione napoletana. Tra queste due sponde prese forma la sua opera: il virtuosismo strumentale è una premessa importante della sua idea compositiva, tanto quanto questa ha contribuito allo sviluppo della sua attività concertistica.

La genialità di Geminiani si presentò sin dal debutto in questa duplice veste, un virtuoso con un grande dono ma anche una inventiva subordinata alla conoscenza. La completezza della sua personalità artistica, di interprete e compositore, a cui va aggiunta l'attività di insegnante che culminò nell'importante lascito delle sue opere teoriche e didattiche (Regole per suonare con Buon Gusto 1748, Trattato sul Buon Gusto nell'Arte musicale 1749,The Art of Playing on the Violin 1751, Guida Armonica, Art of Accompaniament) ne fanno una delle più importanti figure di musicista a cavallo tra XVII e XVIII secolo; consapevole delle sue qualità, demotivato dal meccanismo stantìo delle istituzioni mecenatesche nelle quali si dibatteva ancora la produzione artistica in Italia in quegli anni, e spronato da un carattere avventuroso decise di accreditarsi come solista di scuola corelliana nella più moderna Inghilterra, alla ricerca di nuove opportunità.

Così dal 1714 si trasferì a Londra, dove esordì in concerto accompagnato al clavicembalo da Haendel, (come dire l'autorità musicale inglese del tempo) sempre dichiarandosi allievo del grande Corelli e dando prova di indubbio virtuosismo in numerosi concerti. Avvicinato da (o avvicinatosi a, il che non è improbabile, dato lo spirito di iniziativa e la curiosità intellettuale e la naturale capacità di inserirsi nel mondo della cultura) circoli massonici che promuovevano la produzione artistica, il 1° febbraio 1725 venne iniziato alla moderna massoneria speculativa in una delle quattro logge che avevano fondato nel 1717 la “Premier Grand Loge”. Era il “primo italiano” ad ottenere tale privilegio e portò con sé altri due colleghi musicisti, Francesco Barsanti e Charles Pardini. Così avvenne che costoro ed altri, attraverso l’ambiente musicale nel quale primeggiavano gli artisti italiani, conoscessero l'Arte Reale radicata all'estero (specialmente in Inghilterra e in Francia) durante le loro tournées e la importassero nel loro Paese di origine.

Infatti lo stesso Geminiani, incaricato dal Gran Maestro Henry Hare di Colerain di diffondere la Massoneria in Italia, il 22 maggio 1728 ricevette un mandato (deputation) per la costituzione di una loggia dal titolo “Perfetta Unione”, che stabilì a Napoli, dove aveva studiato e si era affermato come apprezzato musicista.

La musica non aveva una sede iniziatica a sé stante, o per meglio dire mentre scultori, pittori, architetti, fortificati storicamente da collegi di carattere corporativo sotto segreto professionale, tendevano già a riunirsi in logge di settore, i musicisti raramente fondavano logge specifiche e preferivano frequentare quelle d'elìte. Al seguito di un aristocratico amico, appassionato di musica, vi si accedeva seppure non accomunati nel rango, piuttosto nell'aura superiore di un servizio legato alla spiritualità e all'ingegno, come fratelli a talento. Chi era avvantaggiato dalla posizione cetuale ed appassionato di musica, anzichè praticare il mecenatismo alla vecchia maniera, contribuì ad emancipare la categoria dei musicisti esercitando il diritto di cooptazione. La partecipazione di questi nelle logge europee si inscrive dunque non solo in un discorso di esperienza iniziatica che si lega alla musica dalla notte dei tempi, ma anche in un contesto storico di svecchiamento o disfacimento dell'Europa aristocratica e di affrancamento dagli istituti nobiliari dell'Ancien Regime.

Geminiani fu dunque dictator and director of all musical performance per la Philo-Musicae et Architecturae Societas Apollinis, una delle tante società di concerti legate all'attività di loggia (nello specifico la Queen's Head, nella quale era stato iniziato) e aperte ai soli massoni. In questo ruolo di guida nella produzione concertistica Geminiani appunto presentò la trascrizione dell'opera 5 di A. Corelli in una prima serie con grande successo; la seconda serie, sviluppata in stile meno originale forse della precedente, non ottenne lo stesso riscontro.

Questa società suddetta interruppe ogni attività nel 1727. In seguito il violinista fu implicato in un affare di vendita di quadri che per sua inesperienza lo mandò in rovina per debiti. Fu salvato grazie all'intervento di un aristocratico allievo e amico, il conte di Essex. Tuttavia la sua intensa attività di compositore, interprete e didatta continuò vivacemente tra la Francia e l'Inghilterra, riscuotendo sempre successo di pubblico nonostante le invidie professionali e lo sconcerto che destava l' eccentricità della sua bravura. L'ultimo periodo della carriera lo trascorse a Dublino, dove morì nel 1762.

Un aspetto “conservatore” che è stato rilevato nella sua scrittura si accompagna alla innovativa e audace ricerca strumentale che ha le basi nell'arte della fioritura barocca, spinta agli estremi delle possibilità tecniche dell'epoca. Molto probabilmente appena varcata la soglia dell'estetica barocca Geminiani sentiva fisicamente e spiritualmente la necessità di non allontanarsi dalla tradizione ma di estenderla attraverso la ricchezza melodica, radicata profondamente nell'armonia. Scaraventando una cascata di note in passi di bravura (le “diminuzioni”) nello spazio fantastico, sconfinando oltre l'usato della scuola si valse l'appellativo di “furibondo” da parte del Tartini. Comprensibilmente invidioso della sua fama internazionale un altro violinista-compositore di indubbia levatura, Francesco Veracini, che era caratterizzato da gusto più asciutto e severo, usava screditarne lo stile compositivo, dispregiando la scarsa originalità della scrittura e vedendovi un banale imitatore del suo maestro Corelli.

In verità il modello contrappuntistico che un musicista italiano come Geminiani non poteva non aver respirato fin dalle prime note emesse sul proprio strumento è l'unico tratto “imitativo” che l’artista apprese e praticò, confermandosi erede del razionalismo filosofico del Seicento e, guadagnandosi poi il merito di portare a Londra lo stile della scuola violinistica italiana e di trapiantare in Italia la Libera Muratoria, con reciproco vantaggio per i due Paesi.

(1) A tal proposito vale aprire una digressione storica sul significato misterico dell'arte musicale, soffermandoci sul contrappunto, (= punctum contra punctum, nota contro nota) tecnica compositiva che consiste nel sovrapporre più linee melodiche e che, sviluppatosi con l'avvento della polifonia di cui costituisce la regola a partire dal IX sec. d. C. fino al '300, si formalizzò poi in una sorta di codice secondo principi rigorosi di consonanza e corrispondenza tra le parti che suonano o cantano, similmente alle coeve tecniche architettoniche dei costruttori di cattedrali. Nel tempo le sue leggi sono state ordinate dai compositori-didatti (come il grande J. S. Bach, L'Arte della Fuga, 1750) in trattati il cui studio è tuttora essenziale per la formazione del compositore. Sebbene non sia vietato a nessuno di trasmetterle né di apprenderle, il c. non è accessibile senza severa applicazione. Costituendo l'aspetto “costruttivo” della musica, in esso è custodita l'essenza generativa del pensiero musicale musica occidentale, sorta di segreto corporativo. Dal C. scaturirono diverse forme musicali che tramite la ripetizione in stretta successione di un disegno melodico descrivevano un tracciato di tipo geometrico; la più importante di queste forme è la fuga, cosiddetta proprio dall'inseguirsi delle voci.
Rosa Montano

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Bibliografia:

  • F. S. Geminiani, Opere didattiche e teoriche Rugginenti ed. 1996;
  • Dizionario della musica e dei musicisti, Geminiani, Francesco Saverio UTET 1986;
  • G. Tocchini, I Fratelli d'Orfeo Leo S. Olschki 1998;
  • G. Tocchini, Massoneria e musica italiana nel Settecento europeo pp. 94 sgg. in Storia d'Italia;

ANNALI XXI Einaudi 2006;
R. Di Castiglione, La Massoneria nelle Due Sicilie, Gangemi, 2010.