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Intervento del Fratello Denis B., del Grande Oriente di Francia,  all'Equinozio di Primavera
tenutosi a Castellammare di Stabia il 29 marzo 2019 E.V.


Noi sappiamo che il cammino iniziatico comprende differenti percorsi perché si tratta, innanzitutto di una ricerca personale che porta su piani progressivi. Questi piani rappresentano risposte provvisorie e relative poiché la parola perduta e ricercata ci sfugge continuamente. Si conquista una libertà, ma è relativa perché momentanea. Questo cammino difficile che segue il massone, senza subirlo, lo fa un uomo libero. Egli non è guidato soltanto dalla ragione perché non domina i dati dell’esperienza limitati al suo vivere. Deve necessariamente mettere in discussione quelle che sono le sue conoscenze, i suoi saperi. Egli ha da dominare una parte di sé stesso, avverte che la libertà di movimento e la libertà di pensiero che aveva fino ad un certo punto, non gli servono a comprendere ciò che sta per arrivare. Allora si ravvede; le verità e libertà alle quali si affidava sono ancora molto precarie perché sono imperfette. Il suo tempio interiore si incrina, il dubbio lo invade e la certezza sulla quale contava lo lascia e gli viene a mancare.

No, la libertà alla quale credeva di essere pervenuto non c’è più!
Non gli resta che una libertà relativa. Ma questa libertà è presente e indispensabile, perché gli permette di fare delle scelte.
Gli permette di fare delle scelte e di continuare il suo cammino.

Non fermarti gli sussurra la libertà già acquisita, cerca ancora, va' più lontano, non accontentarti di quello che sai già, c’è ancora altro da scoprire!
C’è soprattutto qualcosa da inventare!
Non fermarti fratello mio! Non fermarti mai, sii sempre curioso! Sii sempre l’apprendista che sei stato. Sii sempre apprendista!

Ecco infine rivelata ciò che è la forza interiore grazie alla quale va avanti; una libertà conquistata che gli permette di concepire un progetto. Questo progetto, che lo proietta nel futuro, esercita una forza attrattiva potente.

Io sono quel che sono; io sono quel che sono; io sono!....

No questa non è vanità, non è arroganza! E’ un’affermazione necessaria per sentirsi liberi! Solo un uomo libero è cosciente del fatto che ha diritto di esprimere ciò che è, perché egli sa che ciò che esprime non si propone come affermazione assoluta, ma come verità relativa.

La riuscita della iniziazione sembra quindi collocarsi in un equilibrio dinamico, ovvero un equilibrio instabile tra il noto e l’ignoto, l’atteso e l’inatteso, ovvero in un rapporto dialettico tra determinismo e libertà. La storia della Massoneria comincia con il passaggio da una condizione profana allo stato di iniziato. E ciò inizia attraverso delle attese, cioè delle rivelazioni sublimi. Continua poi con una serie di rinunzie alla verità assoluta. La condizione del massone si colloca in questa dinamica tanto sottile e scoraggiante, che conduce al dubbio e perfino al tormento, il tormento della incertezza.

Egli deve affermare che è colui che è, ma che non è colui che è, nel relativismo del suo stato e del suo sapere. Egli deve affermare semplicemente che egli è. Deve accettarsi contemporaneamente come perfetto e imperfetto, saggio e impaziente, forte e debole.

Tant’è!

Noi comprendiamo che il dominio delle passioni, delle determinazioni e dei desideri è senza alcun dubbio realizzabile, ma anche che è sempre imperfetto. E’ dunque estremamente relativo.
Quindi non può che condurre ad una libertà relativa.
Il massone non si scoraggia. Egli sa benissimo che l’ora del riposo non arriva mai. Infine lo ha compreso.

Il Tempio è vulnerabile, è sempre minacciato, può anche crollare. Ma il massone è lucido, cosciente di saper costruire, perché lo ha già fatto. Con i materiali di risulta, con nuovi materiali che cerca e trova, costruirà un nuovo Tempio più adatto alle circostanze, più adatto alla congiuntura, più in armonia con sé stesso.

Momento d’ira, momento di sfinimento. La fatica provata durante la costruzione del nuovo Tempio ha un senso. Anch’essa è ammessa e accettata; il massone non aspira al riposo!
Ciò che sembra nascere in lui, come carattere emergente di questo processo, è la presa di coscienza che deve aiutare l’Altro, colui che è scoraggiato, che è privo di risorse. L’Altro che non sa ancora che nulla è mai acquisito, che nulla è mai completato, che tutto può crollare, che tutto è da consolidare, da sorvegliare, ovvero da ricominciare. Il massone comprende che vi è una responsabilità verso l’altro. Egli è ciò che è, egli è colui che è e in questo senso non deve temere di offrirsi. Non deve trattenersi dal dire ciò che pensa e come vede le cose, perché non si impone; si propone semplicemente. E’ allora che si sente liberato da ogni paura di essere giudicato, sospettato e/o messo in discussione. Egli si sente libero di essere ciò che è, perché non attende nulla in cambio.

E’ in questo modo che l’aiuto portato all’Altro è fraterno.

La fraternità può essere o meno spontanea in quanto può essere ragionata, ma corrisponde sempre a un percorso di “Desiderio” profondo. In questo senso la pratica fraterna non può essere un comportamento razionale. Non è realizzata in funzione dell’altro, in rapporto all’altro, in direzione dell’altro, per essere amati dall’altro, poiché in questo caso, non sarebbe realizzata per l’altro, ma con l’intento di ricevere una gratificazione per sé stessi.
La pratica della fratellanza è quella che corrisponde a un desiderio di azione per l’Altro.

Il massone cammina ancora ma con maggiore serenità rispetto a prima. Egli agisce più tranquillamente perché la lucidità gli fa abbandonare certe illusioni; egli si impegna a servire una causa o delle cause che ha scelto e traccia il suo solco con forza, coraggio ed energia. La coscienza della relatività di tutte le cose gli apporta un po' più di pace, di calma, di serenità; e questo genera forza e libera l’azione
Infine, l’accettazione di non dominare, in generale,l’accettazione di non ottenere ad ogni tappa che un risultato del tutto relativo, lo rende più lucido.

La lucidità è la luce che illumina il suo Tempio interiore e che illumina il suo cammino. Rende il suo percorso più semplice, perché più definito. Nella realtà del quotidiano che insegna l’estrema complessità della vita, la semplicità, è il risultato di un lavoro di semplificazione.

Questo lavoro è senza dubbio l’essenziale del percorso iniziatico.

Quando noi ci fermiamo a osservare il nostro spirito, ci rendiamo conto che è affollato da pensieri di ogni genere, che vanno e che vengono. Per il massone l’ingresso nel Tempio interiore gli permette di prendere coscienza di questa realtà e attenua i pensieri perturbatori attraverso un’analisi profonda e obiettiva del suo spirito. Nel silenzio del suo Tempio interiore ritrova la pace, la gioia e l’armonia. Questo Tempio è sempre aperto, in ogni circostanza in ogni luogo. In ogni istante rappresenta per lui un rifugio. Ciò perché non si sente mai condizionato da idee ed emozioni moleste. Invece di entrare in conflitto con i suoi pensieri e le sue emozioni, le accoglie, le osserva, le analizza in tutta coscienza e le accetta.

La saggezza alla quale aspiriamo tanto, esige questa accoglienza di tutti i nostri pensieri e di tutte le nostre emozioni, senza reticenza o paura, perché è impossibile e illusorio credere in un dominio perfetto di noi stessi. Accettarsi come imperfetti, senza alcun dubbio libera l’energia psichica necessaria per andare avanti.

La coscienza piena e intera che l’accesso alla libertà è una illusione costituisce per sé stessa una libertà.

E’ ciò che rende felici e che permette di accettarci quali siamo. E’ ciò che permette di amare sé stessi. Facilita l’accettazione dell’altro, tale qual è. Permette così di amarlo per quello che è e non per ciò che vorremmo che fosse. E per estensione, questo ci fa tollerare le traversìe della vita, malgrado la crudeltà degli eventi con i quali ci mette a confronto. E’ anche per questo che amiamo la vita.

Non subire, ma scegliere di continuo, nella generosità e lucidità, questa è libertà…..

Den:.Belln:.
Le 15.03.2019